05/02/2021
Cashless
Da diversi anni il legislatore ha introdotto nell’ordinamento norme aventi come finalità la maggiore diffusione dell’utilizzo di strumenti di pagamento diversi dal contante, tramite i quali risulta possibile tracciare determinate operazioni. Questo anche allo scopo di ridurre l’evasione fiscale (oltre a quello di incentivare l’adozione di strumenti di pagamento digitali).
Per raggiungere il citato proposito sono state emanate nel corso del tempo:
- disposizioni che incentivano direttamente l’effettuazione dei pagamenti in modalità “cashless”, garantendo vantaggi a chi adotta tale modalità (in particolare, con il neo-introdotto cashback e con la lotteria degli scontrini, al pari del credito d’imposta “bonus pos” e della riduzione dei termini di accertamento);
- norme che limitano la possibilità di utilizzare il denaro contate.
Le misure più rilevanti risultano senz’altro il cashback e la c.d. lotteria degli scontrini, che attribuiscono benefici ai relativi destinatari – soggetti privati (ossia non esercenti attività economica) – sia in via diretta che “potenziale”. E infatti, se grazie al cashback l’acquirente di beni o servizi che effettua i pagamenti tracciabili ha modo di ottenere un rimborso percentuale rispetto agli importi spesi, dovendo solo effettuare un numero minimo di acquisti per ogni periodo di interesse, con la lotteria degli scontrini risulta possibile partecipare ad estrazioni periodiche di premi. Estrazioni a cui possono partecipare coloro che effettuano i pagamenti con modalità tali da garantire la tracciabilità delle operazioni di acquisto, in modo da incoraggiare l’esecuzione dei pagamenti tramite mezzi elettronici (bancomat e carte di credito).
Vi sono poi due disposizioni dedicate agli operatori economici, i quali possono avvantaggiarsi, in taluni casi, della tracciabilità dei pagamenti (effettuati e ricevuti). In primo luogo, è stato stabilito un credito d’imposta (c.d. bonus pos) per un importo pari al 30 per cento delle commissioni sostenute dagli esercenti attività d’impresa o di arte o professione relativamente ai pagamenti elettronici ricevuti da privati. Ciò, limitatamente alle imprese e ai professionisti con ricavi/compensi inferiori a 400.000 euro nell’anno precedente. Il fatto di potere recuperare parte delle spese sostenute per garantire la tracciabilità dei pagamenti ricevuti dai consumatori finali – pagamenti che devono infatti essere effettuati tramite carte di credito, debito o prepagate – rappresenta senz’altro un impulso rispetto a tale tipo di modalità.
Inoltre, limitatamente ai soggetti tenuti all’emissione di fatture elettroniche (diversi dai c.d. “forfettari”), risultano ridotti di due anni i termini di accertamento per coloro che garantiscono la tracciabilità dei pagamenti ricevuti ed effettuati relativi ad operazioni di ammontare superiore a euro 500. Quanto detto vista la maggiore facilità, per l’Amministrazione finanziaria, di verificare dette operazioni, giustificandosi perciò un termine più ridotto per l’effettuazione dei controlli su tali soggetti.
Infine, una norma in un certo senso “di chiusura” rispetto all’ambito dei pagamenti tracciabili è quella relativa al limite per l’effettuazione dei pagamenti in contanti. Limite che, a partire dalla metà del 2020, è stato ridotto ad euro 2.000 (rispetto ai precedenti euro 3.000 ed in vista dell’ulteriore riduzione ad euro 1.000 a partire dall’inizio del 2022). La riduzione del limite massimo per le operazioni che possono essere effettuate con denaro contante rappresenta infatti un “trend” in essere già da alcuni anni, tramite il quale si vuole raggiungere l’obiettivo di ridurre il numero delle transazioni economiche effettuate senza l’utilizzo di metodi in grado di garantire la tracciabilità dei pagamenti.
Occorre tuttavia svolgere una riflessione sull’“effettività” delle diverse disposizioni introdotte allo scopo di stimolare l’utilizzo di metodi di pagamento “cashless” (tracciabili) nell’ottica della lotta all’evasione. In sostanza, si è davvero convinti che queste misure possano in qualche modo ridurre l’evasione fiscale?
In proposito, si è del parere che la “vera evasione” non ruoti attorno al denaro contante. Il denaro contante riviste un ruolo, al più, in quella che si può definire “l’evasione da sopravvivenza”, che non per questo non deve essere stigmatizzata.
Quello che si vuole dire è che il fenomeno dell’evasione in Italia è un tema molto ampio e complesso, e la questione del contante è davvero una goccia nel mare. Da molto tempo si sostiene che il vero tema è quello della credibilità del sistema fiscale italiano. 
Oggi il concetto di evasione in Italia contempla, infatti, l’accumunare agli evasori veri quella moltitudine di soggetti che risultano ostaggio di accertamenti molte volte iniqui fatti esclusivamente in nome del gettito – e in conseguenza di un’anomala supremazia, tutta italiana, della prassi - e, poi, di giudici spesso impreparati e (certamente) sottopagati per decidere le controversie.
Più volte abbiamo sostenuto che la credibilità del sistema rappresenterebbe la migliore “medicina” per contrastare l’evasione. Ma, forse, a ben guardare, conviene a molti “attori” delle cose fiscali che quest’ultime non mutino più di tanto. 
Dario Deotto
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